Prefazione

«Non ci è lecito rimuovere il passato, che però non ci è possibile superare» («Verdrängen dürfen wir nicht, bewältigen können wir nicht»): questa formula, valida sin dal 1945 e ripresa da Michael Stürmer(1), sintetizza tuttora la posizione dominante fra gli storici tedeschi per quanto concerne il tema dell´Olocausto. Michael Martin Stürmer Non si può accettare, secondo Stürmer(1), la tesi della «colpa collettiva» del popolo tedesco, sul quale ricadono la vergogna e la responsabilità, ma non può essere ignorata una catena di errori commessi dalle passate generazioni in Germania nonché dagli europei in genere. Il discorso dello studioso, a questo punto, si sposta sul piano della «relativizzazione» dei crimini nazisti, attribuita alla corrente cosiddetta «neorevisionista» nel quadro della «disputa fra gli storici tedeschi» in atto da tempo e non ancora conclusa. Si tratta di una disputa che si concreta, più che nella presentazione di tesi organiche, in una serie di articoli e prese di posizione dei cultori della storia patria.

La corrente neorevisionista guidata da Nolte(2) propugna un «probabile nesso causale» fra crimini bolscevichi e quelli nazisti. La terminologia appare molto prudente, denotando la consapevolezza di chi si rende conto di muoversi su un terreno minato. Lo stesso Nolte(2) nega che Auschwitz possa essere considerata la risposta all´arcipelago Gulag, ipotizzando comunque un´influenza dei massacri staliniani sulle radicali concezioni razziste ed antisemite di Hitler. In sostanza si mira a negare l´unicità delle stragi naziste, facendo leva anche sui genocidi attuati per riferirsi ad un passato non lontano, in Turchia contro gli armeni, da Pol Pot in Cambogia, nonché nel Vietnam e nell´Afghanistan, e ciò in presenza delle vivaci contestazioni mosse dal fronte cosiddetto «tradizionalista» alla comparazione tentata da Nolte(2) con i crimini sovietici. Non si è mancato, a tale riguardo, di sottolineare che questi ultimi, come rilevato ad esempio da Fest(3), puntavano all´annientamento in chiave politica degli avversari del momento, mentre l´Olocausto mirava all´annientamento biologico degli ebrei tutti, cioè uomini, donne e bambini.

Per Nolte(2) ed i suoi seguaci, la negazione dell´unicità delle ignominiose gesta del regime hitleriano per effetto della loro comparabilità con quelle compiute dai bolscevichi non comporta né può comportare ad ogni modo una riabilitazione del Terzo Reich, che, con le sue camere a gas, si distingueva per una «barbarie tecnicizzata». Ernst Nolte Essa però schiude ai tedeschi la porta al superamento del trauma collettivo da cui sono tuttora ossessionati, Sulla liceità di quest´operazione si è accesa una polemica con Habermas(5), per il quale la questione di fondo è etica e non può essere oggetto di una comparazione storico-analitica, mentre per Nolte(2) l´operazione è in funzione etica ed in ultima analisi mira a rendere compatibile il passato con il presente. Ma il suo antagonista non lo segue al proposito in quanto tiene fermo il concetto dell´abnormità del passato, un´abnormità che costituisce il fondamento del giudizio sul presente. L´aspetto accademico di questa polemica è abbastanza trasparente sottintendendo accuse di perseguire obiettivi apologetici rivolti al gruppo neorevisionista.

Lo stesso Nolte(2) è incappato in una mina allorché ha portato in campo la teoria secondo cui Hitler avrebbe reagito alla dichiarazione del congresso sionista mondiale che, sotto la presidenza di Chaim Weizmann(4), si era schierato nel 1939 contro la Germania nazista proclamando che gli ebrei di tutto il mondo avrebbero combattuto a fianco dell´Inghilterra.

Per Nolte(2), questa presa di posizione avrebbe autorizzato il despota germanico a considerare gli ebrei presenti sul territorio da lui controllato come prigionieri di guerra. Prontamente gli è stato fatto osservare che il congresso mondiale sionista non era un soggetto di diritto internazionale per cui la sua «dichiarazione di guerra» non era nulla di più di un´affermazione propagandistica.

Molti altri argomenti sono stati affrontati nel corso del vivace dibattito, a partire dal ruolo centro-europeo della Germania e dalla difesa dei territori tedeschi dell´est nell´ultima fase del conflitto fino all´atteggiamento da assumere nei confronti delle vittime. Su quest´ultimo punto non è stato difficile trovare un´intesa sulla formula della «memoria solidale dovuta per ciò che non è risarcibile». Resta aperta la questione di fondo, e cioè la ricerca di una nuova identità nazionale «positiva» avvalendosi del saldo ancoraggio all´Europa e della fedeltà alla costituzione liberale. La riunificazione nazionale non potrà comunque passare sopra questo problema di fondo, in attesa di una chiarificazione degli storici dei nuovi Länder tedeschi.

Se è giusto «contestualizzare» i campi di sterminio inquadrandoli in una prospettiva più vasta, sembra altrettanto giusto ripetere l´operazione sul piano interno, evitando cioè di fissare lo sguardo esclusivamente sull´Olocausto senza un organico legame con i precedenti. Nazi Propagandaplakat - Hier traegst du mit 1936 È stato lo stesso Nolte(2) ad invitare i suoi colleghi a non dimenticare altri, importanti eventi nella storia del Terzo Reich, come l´eliminazione delle «vite non degne di essere vissute» e dei prigionieri di guerra sovietici, in particolare dei commissari politici. Sul primo argomento Hillgruber(6), della corrente vicina a Nolte(2), ha rilevato che una profonda differenza rispetto al genocidio degli ebrei sarebbe costituita dal largo consenso dell´«eutanasia nazista» fra la popolazione, nell´ambito della genetica umana social darwinista. A favore della «Endlösung» invece, secondo questo storico, c´era il solo Hitler; perfino Göring, Himmler e Heydrich non l´avrebbero approvata. Prontamente Habermas(5) ha invitato il suo collega a spiegare perché, se effettivamente il «Führer» era isolato, l´intera popolazione tedesca non mosse un dito. Hillgruber(6), ad ogni modo, ha ammesso il collegamento fra l´operazione «aiuto alla morte» e lo sterminio degli ebrei. «Affermo esplicitamente - ha scritto - che lo sterminio stesso con la cosiddetta ´Aktion Reinhard´ a Chelmno, Sobibor e Treblinka fu compiuta servendosi del personale della T4 (dunque dell´eutanasia)».

Ma ci fu questo asserito «consenso popolare» alla strage dei minorati psico-fisici? Vero è che l´operazione fu coperta dal massimo segreto e coinvolse vari settori della vita pubblica fino a configurare l´esistenza di un complotto di stato. Vero è che il dittatore, sotto la pressione di un´opinione pubblica mossa non solo da motivazioni di carattere religioso, decise dopo un anno la ritirata. Si è obbiettato che la segretezza era imposta dall´opportunità di risparmiare i congiunti delle vittime designate. Vale la pena, comunque di citare le parole di commento del capo delle SS sulle reazioni suscitate dall´eutanasia. A suo dire il popolo tedesco non era ancora maturo per una corrente politica di igiene razziale; sarebbe stato necessario proseguire la sua rieducazione ancora per un decennio, aggiunse egli. Fortunatamente, il Reich «millenario» ebbe vita breve.

D´altro canto, l´affermazione secondo cui gli orrendi crimini perpetrati nei Lager della morte furono compiuti servendosi del personale della «T4», e quindi dell´«operazione eutanasia», pur essendo esatta, appare alquanto riduttiva. Ci sono da vagliare i contributi forniti con la realizzazione delle prime camere a gas per la soppressione dei disabili, con l´eliminazione degli invalidi e dei malati resi tali dal regime vigente nei Lager, con l´appoggio «tecnico» agli impianti di gassazione all´Est e con la formazione di specialisti collaudati dalle varie stragi portate a termine (costruttori edili, medici, personale paramedico e ausiliario). Grazie a questi contributi, la «T4», Grafeneck e gli altri istituti di morte costituirono un «laboratorio» dell´Olocausto, preannunciato da Hitler nel suo discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939. Un laboratorio la cui nefanda attività continuò oltre l´Olocausto stesso fino al 29 aprile 1945, nel campo di annientamento della Risiera di San Sabba a Trieste.

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(1) Michael Martin Stürmer (* 29.09.1938 Kassel)
(2) Ernst Nolte (* 11.01.1923 Witten; † 18.08.2016 Berlin)
(3) Joachim Clemens Fest (* 8.12.1926 Berlin; † 11.09.2006 Kronberg)
(4) Chaim Weizmann (* 27.11.1874 Motal; † 9.11.1952 Rechovot)
(5) Jürgen Habermas (* 18.06.1929 Düsseldorf)
(6) Andreas Fritz Hillgruber (* 18.01.1925 Angerburg; † 8.05.1989 Köln)