Soddisfatto il capo del lager-metropoli di Auschwitz:
«Evitato il bagno di sangue»

Il progetto dell´annientamento della popolazione ebraica sorse nella mente di Hitler contemporaneamente a quello di un «blitz» contro l´URSS. Doveva essere la «soluzione finale» per i due grandi nemici del nazionalsocialismo: l´ebraismo e il bolscevismo, figlio, quest´ultimo, secondo la sua contorta visione della realtà, del primo. Infatti, pochi giorni dopo l´inizio della prevista «guerra lampo» con obiettivo primario Mosca (ove si sarebbero insediati i reggitori nazisti già designati ed assegnati ai vari uffici del Cremlino), Reinhard Heydrich, capo della polizia e del servizio di sicurezza (SD), venne incaricato dal dittatore di preparare una soluzione complessiva del problema ebraico adottando tutte le misure necessarie.

Risale all´estate 1941, fra luglio ed agosto, anche la convocazione a Berlino del comandante del Lager di Auschwitz, Rudolf Höss, presso Himmler, il quale gli comunicò la decisione di Hitler; l´esecuzione era stata affidata alle SS. Poiché i centri di sterminio all´est non erano in grado di attuare operazioni in grande stile come quelle previste, il capo delle SS aveva optato per Auschwitz, in primo luogo a causa della sua favorevole posizione quale nodo di traffico e poi per la possibilità di sbarrare e di mimetizzare l´area prescelta. Himmler aveva affidato dapprima il compito ad uno dei dirigenti delle SS, ma per problemi di competenza la designazione era saltata per cui ora toccava a Höss svolgere il «duro e difficile lavoro» superando tutte le difficoltà connesse. Egli preannunciò altresì un´imminente visita ad Auschwitz di Eichmann, che gli avrebbe comunicato i dettagli. Gli ebrei sono gli eterni nemici del popolo tedesco, aveva aggiunto il caporione delle SS, e devono pertanto essere annientati senza eccezioni durante la guerra. Se non dovessimo riuscire a distruggere le fondamenta biologiche dell´ebraismo, saranno gli ebrei a distruggere il popolo tedesco, aveva concluso.

Poco dopo ad Auschwitz arrivò Eichmann, da molti anni dirigente della sezione per gli affari ebraici in seno al RSHA, la centrale di sicurezza del Reich, che gli illustrò in dettaglio i piani per la deportazione di tutti gli ebrei sotto controllo germanico verso Auschwitz. La prima ondata sarebbe partita dalle zone più vicine della Slesia orientale e del governatorato generale polacco. Contemporaneamente si sarebbero svolti i trasporti dai territori del Reich e della Cecoslovacchia, compatibilmente con la situazione. L´«Olocausto» doveva concludersi con la Francia, il Belgio e l´Olanda, aveva aggiunto il visitatore non senza precisare in linea di massima i singoli contingenti. Quanto alle modalità del «trattamento finale» non esisteva una valida alternativa all´impiego del gas, in considerazione della massa dei deportati ed altresì dell´impossibilità di accollare alle SS un fardello così pesante, anche in relazione alle donne e di bambini da eliminare. Eichmann illustrò poi al suo attento interlocutore il metodo finora seguito per lo più all´est, basato sul ricorso ai gas di scarico degli autoveicoli, sottolineando che non avrebbe potuto essere adottato su larga scala. Non mancò poi di ricordare le camere a gas realizzate in alcuni istituti germanici per la soppressione dei minorati psicofisici, rilevando che la loro introduzione avrebbe richiesto un imponente sforzo edilizio mentre appariva problematico il ricorso al monossido di carbonio dati i quantitativi necessari per l´operazione da attuare.

Adolf Eichmann Eichmann espresse perciò le sue preferenze per un gas di facile acquisizione che non richiedesse attrezzature particolari. Lasciò quindi aperta la questione ed ispezionò infine il Lager alla ricerca di una zona idonea alle esecuzioni, individuata in una grande fattoria di Birkenau, ben nascosta agli sguardi indiscreti da un bosco vicino e facilmente raggiungibile da una linea a scartamento ridotto. Si calcolò che l´area disponibile nella fattoria avrebbe potuto consentire la gassazione di circa 800 persone alla volta. Terminata l´ispezione, il visitatore si congedò invitando Höss ad inoltrare al RSHA i piani dettagliati del Lager affinché Himmler potesse visionarli.

In novembre si svolse a Berlino un´assemblea di tutti gli addetti alla sezione IV B 4 del RSHA competente per la questione ebraica, presieduta dal suo dirigente Eichmann al quale i singoli incaricati nei vari Paesi riferirono sulla rispettiva situazione e sugli ostacoli incontrati. Neppure in quell´occasione si parlò di un «via» ufficiale all´operazione, anche perché Eichmann era ancora alla ricerca di un gas adatto.

Quest´ultimo venne infine individuato grazie all´ingegnosità e allo spirito di iniziativa, se cosi possiamo chiamarli, del vice di Höss ad Auschwitz, Fritzsch. In assenza del superiore, in viaggio per servizio, costui impiegò un gas usato per la disinfestazione, denominato Zyklon B, contro alcuni commissari politici e funzionari comunisti in seno all´armata rossa prigionieri dei tedeschi, condannati a morte in virtù di un´ordinanza segreta di Hitler. Fritzsch li fece rinchiudere nelle celle sistemate in una cantina e quindi, dopo essersi munito di una maschera, gettò all´interno un barattolo contenente questo preparato di acido prussico. La morte dei poveretti fu pressoché immediata. Rilevato l´esito positivo dell´esperimento, egli fece rapporto a Höss al suo ritorno a questi si affrettò a comunicare l´avvenuto ad Eichmann. Altre esecuzioni di prigionieri di guerra sovietici seguirono con lo stesso metodo ma in un altro locale più adatto dotato di porte a chiusura ermetica, nel soffitto del quale erano stati praticati alcuni fori.

Eichmann fu soddisfatto, ed ancor più soddisfatto fu Höss che, nella sua autobiografia scritta in carcere, ha tenuto a sottolineare la sua ripugnanza per gli eccidi perpetrati dai reparti speciali delle SS anche a carico di donne e bambini e per le scene d´orrore di quelle esecuzioni.

Commentando il ricorso al nuovo metodo il «Kommandant» scrisse: «Ora sono tranquillo per il fatto che questi bagni di sangue ci verranno risparmiati e che anche le vittime verranno risparmiate fino all´ultimo momento».

A partire dalla primavera 1941 vennero iniziati, in base alle direttive di Himmler, i lavori per la costruzione del lager di Birkenau, che assieme a quello già esistente di Auschwitz, a circa tre chilometri finirà per costituire una delle più imponenti realizzazioni del regime, mettendo in ombra tutti gli altri KZ. La capienza originariamente prevista di 100 mila «ospiti» venne in un piano successivo raddoppiata, mentre non si deve dimenticare che all´epoca la maggior parte dei lager non andava al di la di una capienza di dieci mila persone. Erano previste ben 600 baracche su una superficie complessiva di 175 ettari. Nonostante gli sforzi compiuti sfruttando i lavoratori forzati, l´estensione e la capienza previste non vennero mai raggiunti, ma comunque si arrivò ad una popolazione media di diciotto mila detenuti ad Auschwitz e di 140 mila per la «succursale» di Birkenau, sede degli impianti a gas, e realizzata altresì in vista delle esigenze di un´industria bellica della I.G. Farben sorta nelle immediate vicinanze alfine di attingere forze di lavoro a buon mercato fra i detenuti.

All´inizio del 1942 arrivarono ad Auschwitz le prime avanguardie dell´olocausto, provenienti dalla Slesia ed accolte in modo rassicurante dai militi delle SS e dagli ebrei facenti parte dei «Sonderkommando» incaricati dagli sgherri di assistere i nuovi venuti e sollecitarli a svestirsi in vista della doccia e della «disinfestazione». I membri del «Sonderkommando» sapevano perfettamente quale sorte attendeva i nuovi venuti; quanto a loro, erano anch´essi condannati a morire come gli altri correligionari, a maggior ragione, anzi, quali testi delle carneficine. Ciononostante si sobbarcavano alla pulizia delle camere a gas a massacro avvenuto, alla rimozione delle salme, all´estrazione dei denti placcati in oro e al trasporto delle vittime al crematorio. Sembra sia stato proprio Höss ad avere l´infernale idea di utilizzare degli ebrei, in cambio di una temporanea sopravvivenza e di un regime alimentare privilegiato, in qualità di aiutanti dei boia del loro popolo. Il fatto non è però accertato; comunque lo stesso «Kommandant» ammise poi, nella sua autobiografia, di essere rimasto talvolta intimamente turbato da «reazioni sin troppo umane» di fronte all´eccidio di donne e bambini e dal dubbio circa la sua necessità. Ma più forte di ogni senso di umanità era in lui l´ordine del Führer; esso andava eseguito in base alla consegna «Hitler comanda, noi obbediamo» alla quale egli si richiamava anche nella cella in cui attendeva l´esecuzione, a distanza di un paio d´anni dalla fine della guerra.

Nella primavera del 1942 l´affluenza dei deportati fu limitata a gruppi non molto consistenti mentre nel KZ si lavorava febbrilmente alla realizzazione degli ampliamenti previsti. A partire dall´estate, invece, la capacità di distruzione della vita umana fu messa a dura prova, tanto da rendere necessaria la messa a punto di un nuovo impianto. Dopo un´ispezione al Lager di Himmler, da Berlino venne l´ordine di riesumare tutte le salme fino allora sepolte nelle fosse comuni e di bruciarle, rimuovendo le ceneri e distruggendo tutte le carte atte a documentare il numero e l´identità delle vittime. Della bisogna venne investito il colonnello delle SS Blobel, alle dipendenze di Eichmann, competente per l´individuazione e l´eliminazione di tutte le fosse comuni scavate dalle forze germaniche nei territori orientali occupati. Blobel, che si serviva di «reparti speciali» («Sonderkommando») composti da ebrei provenienti anche da Auschwitz, aveva compiuto a Kulmhof (Chelmno) una serie di esperimenti intesi ad accertare il metodo migliore per l´adempimento del suo compito. Non si deve pensare che la decisione relativa fosse stata adottata in previsione di una ritirata in profondità ovvero della sconfitta finale. In realtà essa rientrava nella tattica nazista di mimetizzazione dei crimini del regime, già seguita con l´operazione eutanasia nel territorio del Reich, per cui, dopo aver distrutto innumerevoli vite umane, si volevano distruggere ora anche le spoglie. Höss poté anche assistere a Kulmhof ad uccisioni con i gas di scarico di autoveicoli, venendo così a conoscenza della scarsa affidabilità di questo metodo. Blobel, secondo quanto riferì Höss, bruciò in tutto 107 mila salme, cifra comprendente anche i detenuti deceduti nell´inverno 1941-´42, quando il crematorio era andato in panne.

Per due anni le forze germaniche, in Polonia dapprima e quindi nell´URSS, avevano potuto approfittare della disponibilità di vasti territori, trasformati in cimiteri clandestini con le enormi fosse comuni disseminate ovunque. Un´altra motivazione del ripensamento dei governanti di Berlino circa la riapertura di queste ultime deve essere ricercata in un grave inconveniente. In prossimità di alcuni Lager le salme erano risalite alla superficie, con il pericolo di spaventose epidemie data la possibilità di inquinamento dei vicini corsi d´acqua.

Un altro ripensamento venne annunciato da Berlino proprio sulla «Endlösung». In giugno Höss aveva conferito, anche a quattr´occhi, con lo stratega dell´olocausto Eichmann il quale aveva ribadito, dopo un´abbondante bevuta di birra, che non vi poteva essere alcuna misericordia e che qualsiasi scrupolo, anche il più piccolo, di fronte all´annientamento senza distinzione di tutti gli ebrei a portata dei tedeschi, avrebbe comportato più tardi gravissime conseguenze. A pochi mesi di distanza arrivò invece il contrordine: gli ebrei abili al lavoro dovevano essere risparmiati e mobilitati per l´industria bellica. Troppo tardi per i deportati provenienti dalla Slesia che erano arrivati ad Auschwitz con i primi convogli ed erano già stati gassati senza eccezione.

Evidentemente l´industria bellica, con i suoi numerosi insediamenti realizzati nei pressi dei Lager per poter approfittare della disponibilità che essi offrivano di manodopera a buon mercato, aveva bisogno di altre forze di lavoro. Perciò venne deciso di sottoporre i deportati, che comunque dovevano arrivare pressoché esclusivamente ad Auschwitz come originariamente previsto, ad una visita medica al loro arrivo. In virtù di questa selezione, la grande maggioranza dei nuovi arrivati continuò ad affluire alle camere a gas ed ai forni crematori, il cui numero era stato aumentato per far fronte alle necessità; l´aliquota degli «abili al lavoro» variò in media dal 10 al 30 per cento. I forni crematori, dapprima in funzione giorno e notte, dovettero limitare successivamente la loro attività alle ore diurne allorché le incursioni aeree si fecero sempre più frequenti. Secondo il «Kommandant», il potenziale distruttivo massimo degli impianti di gassazione e cremazione venne raggiunto nell´estate 1944 con nove mila vittime nell´arco delle ventiquattro ore e un totale di 400 mila ebrei ungheresi eliminati nel giro di due mesi. Nell´autunno 1944 il «Reichsführer» delle SS ordinò la cessazione delle esecuzioni di ebrei, quelle programmate dalla «Endlösung»; ben pochi superarono comunque la fase finale dell´agonia del regime.

Adolf Eichmann Quante le vittime dell´Olocausto consumato in due anni e mezzo nel «megalager» di Auschwitz-Birkenau? Il comandante, nel corso di alcune sue deposizioni, fornì la cifra di due milioni e mezzo. Poi ci ripensò e nella sua autobiografia ridusse tale cifra a poco meno della metà, pur sottolineando che dopo ogni operazione di maggior portata era obbligato a bruciare personalmente tutti i documenti che avrebbero consentito una ricostruzione esatta del numero delle vittime e che egli era in grado di ricordare soltanto i dati relativi ad alcune di tali operazioni.

La cifra di due milioni e mezzo, precisò, risaliva ad Eichmann, che l´aveva fornita, poco prima che Berlino venisse circondata, al superiore diretto di Höss Glücks. Eichmann però era portato a sopravvalutare i propri «meriti»; le valutazioni più attendibili si aggirano sul milione di vittime.

Auschwitz detiene tre tristi primati: superficie, popolazione e vittime. Esso rimase comunque un KZ a formula mista, nel senso che accumulava le uccisioni immediate con la gassazione a quelle a più lunga scadenza previo sfruttamento delle forze di lavoro ad opera delle industrie belliche dislocate nelle adiacenze. L´arretramento del fronte e i martellanti bombardamenti aerei fecero passare in seconda linea la «Endlösung» a favore dell´impiego degli ebrei con capacità lavorativa nella produzione di armamenti. Le camere a gas, se non vennero smantellate, praticamente smobilitarono.

La loro attività invece proseguì nei Lager edificati o ristrutturati esclusivamente in funzione del massacro degli ebrei e degli altri elementi indesiderabili. Si tratta dei campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka nei quali i lavoratori presenti erano soltanto quelli impiegati nei servizi. Rispetto ad Auschwitz, si trattava di KZ di proporzioni ridotte. Così, Belzec, collegata da un binario di 500 metri di lunghezza alla stazione, era composta dal cosiddetto «Lager I» adibito al ricevimento dei deportati, e dal «Lager II» con due camere a gas e le fosse comuni, nonché da due baracche per i lavoratori addetti al campo e dagli alloggiamenti per le SS e per un reparto di ausiliari ucraini.

Anche Sobibor era ben collegata con la linea ferroviaria. La costruzione ebbe inizio nel marzo 1942 quando Belzec era già in attività. La dotazione fu di tre camere a gas di scarico di motore, che vennero sperimentate già in aprile con il motore di un autoblindo russo su un gruppo di trenta o quaranta detenute ebree. L´esperimento fu alquanto movimentato perché il motore non si accese subito e dovette quindi essere riparato prima di poterlo collaudare sulle disgraziate in attesa. Rispetto a Belzec vennero introdotti notevoli miglioramenti, ad esempio per quanto riguarda la capienza delle fosse comuni, profonde da cinque a sette metri, lunghe 50- 60 e larghe da 10 a 15 metri. Stangl, nominato comandante, rimase per qualche tempo a Belzec per svolgere l´apprendistato presso Christian Wirth. Fu durante questo apprendistato che Stangl assistette ad una scena raccapricciante allorché molte salme sepolte nelle fosse comuni riaffiorarono alla superficie rotolando lungo una collina. Si era formato in profondità un lago di liquame che, assieme a qualche infiltrazione d´acqua, aveva spostato la massa dei cadaveri galleggianti verso l´alto.

In alcuni giorni arrivarono a Belzec da quaranta a sessanta vagoni di ebrei, ponendo a dura prova il personale, dato che la capienza massima era di venti vagoni; che dovevano essere immediatamente scaricati e rinviati. C´erano inoltre problemi tecnici alle tre camere a gas, che non riuscirono mai a funzionare nello stesso tempo. Ciononostante il bilancio fu considerato dalle SS positivo, dato che in quattro settimane vennero assassinati ottanta mila israeliti. Dal canto suo, Wirth si era sforzato di conferire al Lager un aspetto non solo positivo ma addirittura idilliaco, alfine di poter meglio trarre in inganno i candidati alle camere a gas.

Se Sobibor fu un´edizione migliorata e corretta di Belzec, Treblinka, per la cui realizzazione i costruttori si avvalsero delle esperienze compiute negli altri due campi, può senz´altro essere definita un «gioiello dell´arte nazista dello sterminio», grazie ai suoi locali di gassazione pressoché eleganti in virtù della parziale piastrellatura delle pareti, e con i vagoncini che trasportavano i cadaveri direttamente alle fosse comuni, con capienza ancor maggiore rispetto agli altri Lager di morte. Treblinka entrò in azione nel luglio del 1942, mentre i lavori nel cantiere interno si prolungarono ancora per parecchi mesi.

Durante la prima fase di avvio, nel luglio 1942, Treblinka provvide alla «disinfestazione» di 5-7 mila deportati al giorno, che poi aumentarono fino a 10-12 mila allorché il campo «lavorò» a pieno regime. Poiché ammontavano già parecchie migliaia i passeggeri deceduti durante il viaggio ovvero crollati all´arrivo, è stato calcolato che il bilancio registrò l´eliminazione in cinque settimane, dal 23 luglio al 28 agosto, di 268 mila ebrei, in gran parte provenienti dal ghetto di Varsavia. Venne aumentata la superficie occupata dagli impianti di gassazione fino ad una capacità di quattro mila persone per volta.

Pochi mesi dopo la realizzazione delle immense fosse comuni nei tre Lager, arrivò l´ordine di riesumare e bruciare tutte le salme con la sua esecuzione affidata, nel quadro dell´«azione speciale 1005», al Col. Blobel delle SS. Dal novembre 1942 al marzo 1943, grazie alle escavatrici ed ai forni primitivi impiegati, in funzione giorno e notte, innumerevoli salme vennero riesumate e bruciate. Entro la fine del 1942 la grande maggioranza della popolazione ebraica della Polonia era rimasta vittima della «Endlösung» ed i tre campi di sterminio conclusero l´attività dedicandosi alla cancellazione delle tracce. In compenso, come previsto, Auschwitz-Birkenau poté dedicarsi al suo compito di assorbire la popolazione ebraica della Germania e di tutti gli altri Paesi europei occupati dai tedeschi.

Odilo Globocnik, che era stato incaricato da Himmler dell´«operazione Reinhard», da svolgere nel governatorato generale di Polonia annunciò con una lettera al suo capo di averla conclusa il 19 ottobre 1943 con lo scioglimento di tutti i campi. Secondo un bilancio prudente, a Belzec, Sobibor e Treblinka le vittime della furia omicida nazista sarebbero state un milione e mezzo.

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