18 agosto 1939:
avviata la «selezione» delle vittime in età infantile

La via era dunque libera per gli adempimenti organizzativi. I preparativi per la prima fase dell´operazione, dedicata all´eutanasia infantile, erano già stati avviati con una circolare del 18 agosto 1939 (quindi prima ancora dell´«editto» di Hitler) con la quale il ministero degli interni del Reich invitava le autorità regionali a provvedere alla denuncia di tutti i neonati portatori di malformazioni e di malattie, fra cui in particolare idiozia e mongolismo, microcefalite, idrocefalite, deformità di ogni genere come mancanza di arti e membra o comunque interessanti la testa e la colonna vertebrale, piedi piatti o equini, paralisi spastiche, ecc. Order from 18 August 1939 I medici, ufficiali sanitari e funzionari dell´anagrafe dovevano altresì segnalare tutti i casi a loro conoscenza rientranti nelle categorie indicate e riguardanti bambini fino a tre anni. Promotore dell´iniziativa: il «Comitato del Reich per la registrazione scientifica di gravi mali ereditari e congeniti», denominato in forma abbreviata «Reichsausschuss». Come scopo dichiarato dell´indagine veniva addotto il «chiarimento di problemi scientifici nel campo delle malformazioni congenite e del sottosviluppo mentale». Dietro alle denominazioni e agli obiettivi altisonanti c´era soltanto un ufficio della Cancelleria del Führer (KdF) preposto, sotto la guida di funzionari di carriera pressoché a digiuno in fatto di medicina, ad una prima cernita dei formulari da inoltrare ai tre periti medici competenti per l´attuazione dell´eutanasia infantile. Costoro decidevano apponendo semplicemente in calce una crocetta, se il paziente doveva finire nel regno dei più, o un «meno» se poteva rimanere in vita: un punto interrogativo equivaleva ad un periodo di osservazione presso una delle sezioni specialistiche pediatriche istituite in alcune case di cura ed investite in particolare delle esecuzioni dei condannati. Il fatto che fossero presi di mira anche gli handicappati fisici gravi ma senza minorazioni psichiche costituì il motivo del rifiuto di partecipare all´operazione da parte di un noto psichiatra, il quale citò il caso di Helen Keller, affermatasi come scrittrice benché sofferente di cecità ereditaria e sordità.

Non era assolutamente prevista una visita medica ed anche la possibilità, inizialmente contemplata, di attingere informazioni suppletive presso gli ufficiali sanitari, venne ben presto lasciata cadere per motivi di segretezza; anche i moduli impiegati lasciavano a desiderare, tant´è vero che il 7 giugno 1940 essi vennero sostituiti da altri, più dettagliati, che riguardavano anche i congiunti dei minori ricoverati, alfine di accertare l´esistenza di stretti rapporti affettivi. Fu sulla scorta della decisione di Hitler sul «caso Knauer» che Brandt e Bouhler, quest´ultimo nella qualità di dirigente responsabile della KdF, vennero posti in grado di far partire l´eutanasia infantile già nell´agosto 1939, alla vigilia della guerra. Das Meledebogen - Im Verlauf der »Aktion T4« wurden mehr als 200.000 Patienten mittels Meldebögen erfasst. Rund 70.000 Anstaltspatienten wurden von den Gutachtern selektiert und in sechs eigens eingerichteten Tötungszentren mit Kohlenmonoxid erstickt. Mit der Kennzeichnung »unbrauchbar« und einem Kreuzchen unten links auf dem T4-Meldeformular entschieden die psychiatrischen Gutachter über Leben und Tod. L´operazione, d´altro canto, si sviluppò lentamente sia perché le risposte ai formulari inoltrati si fecero spesso aspettare ma anche e soprattutto perché la gradualità delle procedure non consentiva tempi brevi. La diagnosi inizialmente elaborata doveva essere confermata a distanza di alcuni mesi per quanto concerneva le deformazioni e malattie oggetto dell´obbligo di denuncia. Bisognava poi ottenere il consenso dei genitori per il ricovero del paziente nella clinica dotata della sezione specialistica pediatrica prevista dal piano, se il bambino era a casa ovvero in un istituto diverso. Non si trattava di un compito agevole, giacché non pochi recalcitravano di fronte alla prospettiva di un allontanamento dei loro cari dalla famiglia oppure in istituti più lontani, e quindi più difficilmente raggiungibili. Si doveva ricorrere all´inganno informando i genitori che gli istituti di destinazione erano attrezzati per una terapia specifica ispirata ai più moderni concetti della scienza medica e minacciandoli, nell´evento di una persistente opposizione, con la revoca della patria potestà a causa di un atteggiamento considerato lesivo degli interessi del minore. Nei confronti di quanti intendevano curare a casa propria il figlio venivano esercitate pressioni intese ad evitare sacrifici ritenuti pregiudizievoli per gli altri membri della famiglia e per le condizioni economiche della stessa nonché per un´eventuale, futura prole. Quando il minorato era giunto al fatale traguardo dell´istituto di esecuzione, ai familiari veniva prospettata l´opportunità di un intervento definito promettente, ma a rischio. In generale, non poche difficoltà rappresentavano il primo passo, consistente nel separare materialmente la vittima dai suoi cari per impedire che si instaurassero rapporti affettivi troppo stretti, mentre gli altri passaggi apparivano meno problematici, ma esigevano pur sempre un notevole dispendio di tempo. In linea di massima, dalla denuncia alla fase terminale poteva decorrere un anno intero, ed anche più, e ciò spiega perché l´eutanasia infantile finì per intersecarsi con quella per gli adulti, da una parte, e proseguì ben al di là della scadenza fissata per quest´ultima, in certi istituti fino al termine del conflitto, dall´altra.

Sul piano organizzativo, all´organismo fasullo denominato per brevità «Reichsausschuss» (il comitato del Reich per la rilevazione scientifica di gravi mali ereditari e congeniti), promotore dell´inoltro dei moduli di denuncia, si erano affiancati altri tre per meglio mimetizzare l´operazione. Il primo era la «comunità di lavoro del Reich per gli istituti di cura ed assistenza», con sigla RAG, investita dell´identificazione delle future vittime e della nomina dei medici, periti e superperiti da impiegare nella selezione relativa e diretta da Brandt, Bouhler, il vice di quest´ultimo Brack e pochi altri funzionari. C´era poi la «fondazione di pubblica utilità per il patrocinio degli istituti di assistenza», con sigla «Stiftung», che era incaricata dei problemi finanziari. Infine era stata creata la «GeKraT», un´associazione di «pubblica utilità» che si doveva occupare del trasporto delle vittime agli istituti designati per l´esecuzione. Brandt e Bouhler, responsabili dell´intera «operazione eutanasia», facevano capo all´ufficio II della KdF, diretto da Viktor Brack, il cui sostituto era Werner Blankenburg. Nell´interesse di un migliore «oscuramento» della Cancelleria del Führer, «deus ex machina» della strage degli innocenti, era stata altresì fondata una centrale operativa a parte, con un indirizzo diverso da quello della Cancelleria e precisamente quello della Tiergartenstrasse N. 4 a Berlino, da cui la denominazione «T 4». Alla centrale stessa, retta da Dietrich Allers ed articolata in sei sezioni, facevano capo i tre enti di comodo citati.

Nazi Medical Experiments Secondo le valutazioni più accreditate, le vittime dell´eutanasia infantile furono cinque o sei mila, suddivise in vari anni sino alla fine della guerra. Questa dispersione nel tempo e le vicissitudini belliche, nonché il riserbo ordinato dalle autorità, impedirono il diffondersi di sospetti nella popolazione e fra i genitori colpiti. Qua e là il personale degli istituti, subodorando qualcosa, si preoccupò di consigliare ai familiari il ritiro dei pazienti. Un fatto drammatico venne registrato, a questo proposito, in un villaggio bavarese: i paesani rifiutarono il minorato che la madre aveva prelevato dall´ospizio per evitarne la deportazione e si accollarono in questo modo una pesante corresponsabilità morale per la sorte del poveretto. A volte accadeva che i congiunti non venissero informati tempestivamente del nuovo recapito, benché fosse previsto il loro consenso, provocando le rimostranze degli interessati.

Le esecuzioni avvenivano nelle sezioni specialistiche pediatriche create nei centri di cura e di assistenza; ne erano previste una trentina ma al termine della guerra ne risultavano in attività soltanto 21, tutte dirette da medici «allineati» alle direttive del regime. I sanitari ricorrevano alle iniezioni di morfina, luminal e scopolamina per eliminare i loro piccoli pazienti; qualche anno dopo, a causa altresì dell´aggravarsi della situazione alimentare per il perdurare del conflitto, molti perirono di una morte che non può certo essere considerata misericordiosa, quella per inedia, deliberatamente perseguita dai carnefici in camice bianco. Ma già nel 1939 erano all´opera dei «pionieri» in questo campo, come si rileva dal resoconto di uno studente sulla visita compiuta in quell´anno da una comitiva di cui faceva parte all´ospedale psichiatrico di Eglfing-Haar in Baviera. Il direttore sanitario dell´istituto si vantò in quell´occasione con i visitatori dell´efficacia del metodo da lui adottato per l´uccisione dei piccoli pazienti, consistente nella graduale riduzione della loro dieta, perché offriva la massima sicurezza contro le indiscrezioni di una certa stampa straniera interessata a porre in cattiva luce la Germania nazista.

(28-31)


<== Indietro (03)

Indice

(05) Avanti ==>