La sterilizzazione coatta
anticamera dell´eutanasia nazista.

L´operazione nazista intitolata all`eutanasia nulla ha a che vedere con il significato da tutti accettato di questo termine: morte dolce o serena, intendendo con ciò l´abbreviazione delle sofferenze spesso connesse allo stadio terminale di una malattia o di una lesione.

Nella sua forma passiva essa si traduce nell´omissione di misure e procedure mediche atte soltanto a prolungare un´esistenza irreversibilmente vegetativa, mentre quella attiva consiste in un intervento inteso ad accelerare l´imminente decesso al fine di risparmiare al morituro una dolorosa agonia. Dati i delicatissimi ed angosciosi problemi posti dall´eutanasia, nell´una e nell´altra forma, è comprensibile che il relativo dibattito sia tuttora aperto. Nella versione hitleriana, l´eutanasia si concreta invece nella deliberata distruzione di vite umane considerate senza valore in se´ e negative per il costo economico che il loro mantenimento comporta per la comunità. Si tratta cioè dell´eliminazione degli individui psichicamente e fisicamente più deboli e diversi e quindi improduttivi in una società imperniata sulla selezione.

Presso i selvaggi, i deboli di corpo o di mente vengono presto eliminati, e coloro che sopravvivono presentano solitamente un vigoroso stato di salute. Noi uomini civilizzati, al contrario, facciamo del nostro meglio per ostacolare il processo di eliminazione; costruiamo ricoveri per gli idioti, gli storpi e i malati; approviamo leggi per i poveri, e i nostri medici esercitano la massima perizia per salvare la vita di ciascuno fino all'ultimo momento. (....) Chiunque si sia occupato di allevamento degli animali domestici avanzerà il dubbio che ciò sia assai dannoso per la razza umana.
              Bei Wilden werden die an Körper oder Geist Schwachen bald beseitigt, und die Überlebenden sind gewöhnlich von kräftiger Gesundheit. Wir zivilisierten Menschen dagegen tun unser Möglichstes,  um diesen Ausleseprozeß zu hemmen; wir bauen Asyle für Blödsinnige, Krüppel und Kranke, wir erlassen Armengesetze, und unsere Ärzte wenden ihre ganze Geschicklichkeit an, um das Leben jedes einzelnen Menschen so lange wie möglich zu erhalten. (....) Niemand, der Haustiere gezüchtet hat, wird bezweifeln, daß das erwähnte Vorgehen für die menschliche Rasse sehr schädlich sein muß.
              Francis Galton Infatti, l´operazione nazista affonda le sue radici in una teoria scientifica di fondamentale importanza, quella di Darwin sull´origine e lo sviluppo delle specie in virtù della selezione naturale. Potrebbe apparire quanto mai strampalato l´avvicinamento fra lo scienziato Charles Robert Darwin e Adolf Hitler, ossia fra uno dei più grandi naturalisti del mondo e il più sanguinario dittatore di tutti i tempi, che ancora nel testamento spirituale scritto qualche mese prima della sua fuga nel suicidio ebbe a proclamare che i tedeschi gli sarebbero stati grati in eterno per il genocidio degli ebrei da lui promosso. In realtà questo tratto immaginario d´unione dimostra soltanto che non esistono limiti alle possibilità di manipolazione di una dottrina scientifica, illuminando lo sfondo pseudoculturale del nazionalsocialismo che non fu certamente un movimento avulso dal suo tempo e dalla sua terra, ma, al contrario, ne rappresentò il logico sviluppo. E questo non soltanto in quanto interprete dell´aspirazione popolare all´ordine e alla stabilità con relativa delega dei poteri al dittatore, ma in quanto si riallacciava ad un filone scientifico e culturale le cui origini precedono persino la repubblica di Weimar.

Già a quell´epoca si era infatti voluto estendere il principio della selezione naturale alla società umana in applicazione della cosiddetta «legge della giungla» che, in effetti, aveva governato il mondo durante ere immemorabili prima di venire ripudiata in nome di valori superiori. Così ad esempio Herbert Spencer vide nel concetto di «lotta per l´esistenza» la traduzione moderna della spietata legge della natura. Ancora più avanti su questa strada si spinse Ernst Häckel nel contrapporre il carattere antiselettivo della moderna medicina, anche per quanto concerne le malattie e tare ereditarie, al comportamento della natura con l´eliminazione dei più deboli richiamata anche da esempi legislativi dell´antichità, come a Sparta.

Joseph Arthur de Gobineau - Essai sur l´inégalité des races humaines-Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane Non va poi dimenticato che, qualche anno dopo Darwin, il francese Joseph Arthur de Gobineau, con il saggio «Sulla disuguaglianza delle razze umane», si era fatto per primo campione del primato della razza ariana, in particolare dei nordici e dei germani, nei confronti dei semiti descritti come degenerati, ma aveva altresì additato il pericolo di una graduale estinzione della razza «superiore a causa delle frequenti commistioni con conseguenti inquinamenti della sua ´pregevole´ sostanza».

Sono queste, in breve, le tappe di un dibattito ristretto per alcuni decenni al livello accademico ma che daranno comunque origine ad una diffusa corrente di pensiero, il «social darwinismo» nella sua articolazione di igiene razziale. In questo ambito, la discussione sui grandi temi dell´ereditarietà e della liceità della sterilizzazione obbligatoria assunse ad un tratto un carattere drammatico nell´immediato dopoguerra a causa della crisi morale, politica economica e sociale abbattutasi sulla Germania a seguito della disfatta. La stampa, i partiti si occupavano del problema, illustrato nel corso di numerosi convegni organizzati da associazioni mediche e profane che per lo più, facendo leva sugli ingenti costi dell´assistenza in una con giuntura economico-finanziaria quanto mai sfavorevole, si facevano portavoce della richiesta di una sterilizzazione coatta mirante ad impedire la trasmissione di tare ereditarie ad opera dei portatori viventi. Non mancarono anche gli allarmi per una pressione demografica valutata al di sopra del livello di guardia di un´area produttiva agricola limitata e per il pericolo di una degenerazione del corpo nazionale a causa del coefficiente riproduttivo degli individui meno dotati, considerato troppo elevato. Nell´ambito dello schieramento favorevole a misure repressive di igiene razziale si faceva strada frattanto l´ala più radicale favorevole all´eutanasia, peraltro non nella sua accezione etimologica bersi come diritto dello Stato ad estirpare esistenze umane «negative».

Alfred E. Hoche - Karl Binding - Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens Fondamentale, a questo riguardo, l´opera del 1920 di Binding e Hoche, giurista il primo e psichiatra il secondo, dal titolo «La liberalizzazione della distruzione della vita umana senza valore». In essa si propugnava in primo luogo l´abbreviazione di una lunga e dolorosa agonia per pazienti senza speranza, ed altresì la soppressione dei deficienti irrecuperabili e dei pazienti in coma irreversibile ovvero reversibile a costo di gravissimi deficit. Venivano coniati termini come «esistenze zavorra», «gusci umani vuoti» ovvero «morti spirituali» od ancora «vite meramente vegetative», destinati alcuni anni dopo a diventare patrimonio del nazismo nel quadro della propaganda per l´attuazione della «sua» eutanasia, considerata come tappa fondamentale sulla via della purificazione della razza. Il raggiungimento di questo obiettivo veniva affidato al «Reich millenario» vagheggiato dal «Führer», nel quale i «campioni ariani» avrebbero dominato e colonizzato l´Europa intera fino agli Urali.

Se Hitler era un fanatico e un visionario, e quindi uomo di poche ma fisse idee fra cui un antisemitismo che potremmo definire «viscerale», restava un realista ed un opportunista nell´apprezzamento degli ostacoli da superare non disdegnando, all´occorrenza, il ricorso ad astuzie di basso profilo. Così, per evitare nel 1933 la prevista reazione negativa del Vaticano alla legge sulla sterilizzazione coatta con possibili contraccolpi sulla conclusione del concordato con la Santa sede cui egli aspirava, rinviò di alcuni giorni la pubblicazione del provvedimento, ponendo in questo modo la controparte di fronte al fatto compiuto. Il nazismo aveva già dimostrato di voler fare sul serio con l´inaugurazione della prima opera del regime, avvenuta il 22 marzo 1933 in virtù dei pieni poteri del governo del Cancelliere Hitler: il campo di concentramento di Dachau destinato alla «rieducazione» degli sbandati, vagabondi, oziosi, mendicanti ed «antisociali», e più tardi degli antinazisti. Nel giro di pochi anni i «Lager» si diffonderanno a macchia d´olio in ogni regione della Germania e, successivamente, nei territori occupati all´est con una corrispondente dilatazione, fino ad oltre sei milioni, del numero dei detenuti, rappresentando cioè un aspetto fondamentale del paesaggio politico, economico e sociale nazionalsocialista.

Gesetz zur Verhütung erbkranken Nachwuchses. vom 14. Juli 1933 Qualche mese dopo l´inaugurazione dell´«era dei Lager» veniva promulgata la legge sulla prevenzione delle nascite di individui ereditariamente tarati. Essa contemplava la sterilizzazione coatta dei deficienti nati, schizofrenici, epilettici, ciechi e sordomuti ereditari, nonchè delle persone colpite da gravi malformazioni fisiche, nanismo, paralisi parziale spastica, distrofia muscolare, mancanza di alcune dita, piedi equini e deformazioni congenite delle anche. II grado di deficienza innata veniva valutato in base alla capacità di svolgere in seno alla comunità un´attività professionale continua, anche di tipo meccanico e ripetitivo; l´accertamento doveva estendersi anche agli alunni delle cosiddette scuole e classi differenziali istituite per i meno dotati. Una legge a parte colpiva anche i delinquenti abituali e gli alcolizzati irrecuperabili. Per tutti i casi elencati vigeva l´obbligo di una dettagliata denuncia da parte di ospedali, levatrici, medici a capo di istituti di assistenza e sanitari in genere. Le decisioni finali venivano adottate da tribunali speciali per la sanità della stirpe creati «ad hoc» e presieduti da un giudice togato assistito da uno «a latere» e da un medico specializzato in campo genetico, con possibilità di ricorso ad una corte d´appello.

Le misure contro gli infermi mentali e gli handicappati, inedite in Europa e nel mondo per la loro sostanza e portata, non parvero provocare all´interno ed all´estero le ripercussioni che avrebbero meritato. In Occidente perdurava una sensazione di sollievo per la svolta politica tedesca ispirata al ripristino dell´ordine minacciato dal «pericolo rosso». La stessa considerazione influì anche sull´atteggiamento delle Chiese cristiane, in particolare di quella protestante che, nella scia della tradizione luterana, si mostrò più ligia ai voleri delle autorità. Anche sul piano interno i provvedimenti repressivi gradualmente posti in atto, come la custodia coatta, la detenzione nelle «colonie di lavoro» dapprima e poi nei «Lager» e, infine, la sterilizzazione d´imperio di 350.000 minorati psicofisici, non incontrarono resistenze degne di nota.

Compattamente favorevole a quest´ultima misura (che pure doveva costare fino al giugno 1937, secondo ufficiali, 437 vite umane, in maggioranza donne, senza tener conto delle conseguenze psichiche) la categoria medica, che qualche anno dopo annovererà il 45 per cento di iscritti al partito, il doppio cioè degli insegnanti statali più esposti alle pressioni dall´alto. Va rilevato tuttavia che diecimila medici furono «indotti» all´emigrazione ovvero vennero epurati dagli albi, ciò che non può comunque far dimenticare il pedissequo allineamento della categoria alla moda social darwinista già all´epoca della repubblica di Weimar.

Das Wunder des Lebens: Ausstellung, Berlin 1935 : 23. März bis 5. Mai : Ausstellungshallen am Kaiserdamm | The wonder of life: Exhibition, Berlin 1935 : March 23 to May 5 : Exhibition halls at Kaiserdamm Vero è che, mentre le rette degli ospedali psichiatrici venivano drasticamente ridotte con conseguente peggioramento delle condizioni dei ricoverati, la campagna del regime si era fatta tambureggiante denunciando la minaccia portata alla razza da deficienti e psicopatici e adombrando sin da allora una soluzione del problema non solo per il futuro ma anche per il presente. In pratica la sterilizzazione costituiva un eccellente banco di prova per l´eutanasia nazista, soprattutto sul piano organizzativo con la necessaria schedatura. Veniva posto in risalto l´operato dei tribunali speciali per la sanità della stirpe e si preparava il terreno alla fase successiva non solo con articoli e prese di posizione della stampa ma altresì con documentari e cortometraggi. Si mirava a suscitare un senso di repulsione verso i malati di mente ed i minorati psicofisici illustrando nel contempo il pesante costo del loro mantenimento non solo in termini finanziari ma anche di vite sacrificate all´assistenza di individui improduttivi che conducevano un´esistenza vegetativa. Il marxismo veniva posto sotto accusa quale grande patrocinatore della causa dei meno dotati nel corpo nazionale a spese degli elementi sani. Anche le Chiese cristiane erano nel mirino del regime. Rosenberg tuonava contro di esse in quanto praticavano l´amore per i meno degni, gli infermi mentali, i portatori di gravi handicap psicofisici, ma anche per i criminali e gli «esseri imputriditi». Le organizzazioni evangeliche non rispondevano alle accuse rivendicando la fedeltà alla dottrina cristiana dell´amore verso i diseredati e gli emarginati ma riconoscendo invece l´urgenza di un nuovo orientamento della loro assistenza con stanziamenti di maggiore entità soltanto a favore dei bisognosi in grado di recuperare una certa capacità lavorativa, mentre aderivano all´esigenza di escludere dalla riproduzione i portatori di tare ereditarie. Una cappa di silenzio era scesa sui «KZ», i campi di concentramento che si moltiplicavano contemporaneamente al processo di differenziazione dei loro «ospiti», inizialmente individuati prevalentemente nella categoria degli «asociali». La definizione era quanto mai elastica, comprendente fra gli altri lavoratori che avevano rifiutato per due volte il posto loro offerto perché ritenuto inadeguato, mariti che si erano resi morosi nel pagamento degli alimenti alle mogli separate, guidatori recidivi quanto a violazioni del codice stradale, beoni incalliti, persone senza fissa dimora o che vivevano di espedienti, ladruncoli, mezzani, violenti, borsaioli e via dicendo. In forte aumento l´aliquota degli elementi definiti «politicamente nocivi», che prima venivano associati alle carceri o finivano nelle caserme delle SA, la milizia d´assalto del partito, e che ora migravano nei KZ spesso in regime di detenzione a termine, nel quadro della «normalizzazione» della situazione di emergenza seguita immediatamente alla presa di potere. Ricordando quel tempo a distanza di qualche anno, il capo delle SS Himmler ebbe a dire: «Lavoravamo sodo e colpivamo duramente con razzie pressoché spietate. Dopo aver preso i comunisti, ci demmo da fare con tutti i criminali». Ciò naturalmente - aggiunse - senza preoccuparsi della legge; si trattava di mettere al bando i «subumani» che ci sono in ogni popolo. «Non si aspettava finche´ veniva commesso un crimine, ma si arrestavano anche criminali che non avevano fatto nulla», ebbe a precisare.

Ben presto le «SS» assunsero il controllo dei KZ, divenuti così una loro riserva di gestione con piena facoltà, almeno nel periodo iniziale ma comunque per alcuni anni, di sfogare sui detenuti la bestialità loro inculcata durante l´addestramento ispirato al culto delle virtù guerriere della razza ariana e a quello della personalità di Hitler. Soltanto più tardi, quando lo sforzo bellico rivalutò il lavoro forzato dei prigionieri dei campi e dopo che lo stesso Himmler ebbe a criticare «durezze non necessarie» nel trattamento degli ospiti coatti, la crudeltà divenne sistema organizzato. Perse in compenso le componenti di imprevedibile arbitrio del precedente regno del terrore, rendendo così possibile una resistenza sotterranea imperniata sulla solidarietà, ad opera principalmente dei detenuti politici.

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